Vi svelo la giovane PATRISHA MAR autrice di “La mia eccezione sei tu” (Newton Compton), che ne pensate?

Conobbi Patrisha, oggi autrice di romanzi di successo, nel lontano 1993, proprio ad Ancona, la nostra città. Il nostro incontro avvenne durante la primavera di quell’anno, quando frequentando la prima lezione di una sorta di corso propedeutico di teatro (non ricordo nemmeno bene di cosa si trattasse, vista la sua brevissima durata), i nostri sguardi smarriti si incrociarono. Dico “smarriti” perché nessuna delle due conosceva di persona gli altri partecipanti al corso e, soprattutto, perché incerte erano le finalità di quella fugace esperienza pseudo-artistica.

La verità è che di fatto la città di Ancona, forse per carattere scostante e pigrizia culturale congenita dei suoi abitanti (ma questo è un argomento sul quale preferisco al momento sorvolare), non offre molte possibilità creative per le persone come me e lei, quelle che hanno la passione del raccontare e del descrivere intendo.

Ricordo le nostre entusiastiche chiacchierate sui romanzi eterni, quei volumi sempreverdi di ogni biblioteca degna di rispetto. A quel tempo io stravedevo per Oscar Wilde, Hermann Hesse e Conan Doyle. Patrisha, invece, era romantica e sognatrice e teneva sempre in borsa un testo di Jane Austen o di Charlotte Bronte. Ci accomunava il nostro carattere un po’ introverso e tanto desideroso di conoscere tutto quello che era sintomo di introspezione dell’animo umano. E poi, per fortuna, c’era la passione per il cinema. Ricordo quando andammo ad assistere alla prima visione di “Lezioni di piano” di Jane Campion! Uno dei film più belli che io abbia mai visto. Le musiche meravigliose di Michael Nyman, che accompagnavano le immagini di un pianoforte a coda suonato in una spiaggia deserta da una misteriosa donna vestita di nero, ci stregarono letteralmente. Ecco, se devo ricordare Patrisha in un flash è proprio in quegli istanti di serenità. E di sogno. Patrisha fu presente anche al mio matrimonio e persino all’ospedale quando nacque il mio primogenito, ma è la magica musica di Nyman a ricordarmela di più.

Poi tante cose successero. La vita pratica si fece molto più impegnativa e ci separò ineluttabilmente, come spesso avviene per molti di noi.

È curiosa una coincidenza. Ognuna di noi, dopo anni, ha contemporaneamente iniziato a scrivere, dando finalmente sfogo a tutte quelle storie che ronzavano in testa da chissà quanto.

Che Patrisha abbia avuto successo e che scrivere sia diventato il suo lavoro, non mi ha sorpreso affatto. Patrisha è così, è la sua natura, e posso garantire che il suo non è di certo un fenomeno costruito a tavolino. Sia io che lei siamo esattamente ciò che scriviamo, senza alcuna intermediazione o sovrastruttura artificiale. Siamo così nella vita, sognatrici e appassionate di storie, nulla di più.

Ogni tanto ci risentiamo e proprio ieri sera le ho rivolto alcune domande.

Ciao Patty, spero che i tuoi ricordi lontani corrispondano ai miei e che un giorno riusciremo a metterci di nuovo a tavolino (magari davanti a una cioccolata calda!) per parlare delle nostre narrazioni. Come ti senti dopo questo lancio editoriale che ti ha reso così famosa?

Prima di tutto ciao Luisa, mi fa piacere essere ospite del tuo blog, è una cosa bellissima. E sì, pretendo la cioccolata calda a chiacchierare. I nostri tempi e gli impegni quotidiani non ci hanno aiutato temo ed è un vero peccato. Per quanto riguarda la tua domanda, sinceramente non mi vedo né sento famosa, ora il mio romanzo ha solo una maggiore visibilità. La mia vita è sempre la stessa, non è cambiata, faccio le stesse cose e interagisco con i lettori come facevo prima grazie ai social network. Però il lancio editoriale mi ha lasciato emozionata, felice, frastornata, stupita. Non mi aspettavo tutto questo, la Newton ha davvero fatto le cose in grande e ne ho avuto un’idea chiara grazie alle foto che mi arrivavano da tutta Italia dalle lettrici affezionate che volevano partecipare con gioia alla mia nuova avventura. Questo mi ha fatto sentire anche più pressione addosso, non potevo deludere tanta persone, compreso il mio editore. Ora sono più tranquilla, il romanzo ha avuto buoni riscontri e penso di poter respirare di nuovo e rilassarmi, vivere il tutto con maggiore tranquillità e meno ansie.

Pensi che sia anacronistico parlare di amore e passione in questo mondo ormai così assuefatto al male e alla mediocrità?

Non solo non credo sia anacronistico, ma è assolutamente necessario parlare di amore, sentimenti, speranza, emozioni, sogni nel cassetto, favole e anche passione. La vita di oggi è complicata e siamo troppo assuefatti a ciò che non va per goderci davvero quello che funziona, quello che ci può dare un po’ di felicità. Abbiamo bisogno di lasciarci andare alla positività e quindi un romanzo d’amore, una commedia romantica, sono una panacea per ogni male, una valvola di sfogo, un momento per sorridere e anche divertirsi, ma senza mai dimenticare le profondità dell’animo umano.

Tra i miei lettori ho spesso riscontrato il mio stesso entusiasmo per le emozioni che cerco di trasmettere con i miei romanzi, ma c’è sempre una fetta, pur se risibile, di evidente cinismo tra i lettori-detrattori italiani. Personalmente penso sia una questione, per così dire, fisiologica. Del resto, lo stesso libro diventa diverso per ogni lettore. E tu la vedi allo stesso modo?

Il lettore è prima di tutto una persona, e il suo modo di leggere è espressione della sua personalità. Quindi ogni approccio ai romanzi è differente. Non solo i gusti sono diversi, ma anche il modo di percepire il romanzo. Personalmente ho riscontrato che Eccezione è tendenzialmente apprezzato perché veicola messaggi semplici, importanti, come il credere nel vero amore, nella famiglia, nei propri sogni e, perché no, nelle favole. Poi ci sono quelli che invece possono additare il mio romanzo perché se non credono più nelle favole, nei sogni che si possono realizzare o nel vero amore che si può incontrare per caso, avranno come minimo un attacco di allergia leggendolo. È un dato di fatto, lo stesso romanzo viene percepito in maniera opposta in base alle esperienze di vita e al carattere di chi legge. È umano e naturale.

Rimanendo sul tema del romanzo rosa, che è la mia esperienza più diretta al momento, scriverlo in Italia non è facile, forse c’è un po’ di scetticismo nei confronti delle autrici italiane in tal senso. Mi chiedo se all’estero le autrici di romance riscontrino il medesimo problema, quello di appartenere a una specie di categoria secondaria, che pur vende, perché ammettiamolo, il romance e i gialli sono sempre i generi più venduti, proprio perché forse sono i più d’evasione e raccolgono un pubblico più variegato. Il romanzo rosa viene considerato leggero, definito una lettura da spiaggia, che dal mio punto di vista non è un’offesa, quanto un modo per catalogarlo, per sottolineare l’idea che è pura distrazione. Ma anche il romanzo rosa ha le sue sfumature, le sue complessità, pur seguendo canoni magari predefiniti, i famosi cliché, che per quanto la gente possa criticarli, sono una costante intrinseca dello scrivere qualsiasi genere, sta poi all’autore giocarci bene per rinnovarsi. È come con la musica. Le note sono sempre le stesse, sarà la combinazione tra loro a rendere diversa la melodia.

In Italia per scrivere un buon libro non si deve per forza affrontare una tematica spinosa, un problema di mafia o altro, si può parlare anche di sentimenti, farlo con coscienza, attenzione, e anche con un sorriso, perché se un romanzo è ammantato da un’aura allegra e piacevole, non vuole dire che non ci siano messaggi, che non ci siano dietro reali emozioni. Suggerisco solo di leggere tutto sempre con la mente aperta e con sensibilità, un buon libro si nasconde ovunque. Anche nel fantasy che da noi resta, purtroppo e con dispiacere, un genere di nicchia.

Il cinema per me è ancora un punto di riferimento, e per te?

Adoro andare al cinema, anche se adesso, con la bimba piccola, mio marito e io ci limitiamo ai titoli che proprio ci attraggono. Il cinema resta la grande magia. Le luci si spengono, lo schermo gigante ti assorbe e tu sei nel film e vivi l’emozione, ora confortato anche da impianti sonori all’altezza. Non potrei mai vivere senza film. Aprono la mente e sollevano lo spirito.

Hai intenzione di sperimentare nuovi generi di romanzo?

Non metto limiti alla mia fantasia, se e quando arriveranno storie appartenenti ad altri generi mi ci tufferò con fiducia. La cosa importante per me è sentire in profondità i personaggi, quello che hanno da raccontarmi. Mi piacerebbe scrivere un bel giallo alla Agatha Christie, e di sicuro prima o poi mi rigetterò nel mondo del romance storico. Quando avrò le storie giuste e i personaggi giusti, lo farò con grande piacere.

E ora la tradizionale domanda finale. Progetti futuri?

Ho scritto già il seguito di Eccezione e mi appresto a scrivere il terzo romanzo di quella che per me è stata fin da subito una trilogia. Poi si vedrà cosa accadrà con la casa editrice, speriamo bene, incrociate le dita per me.

Inoltre sto revisionando un altro romance contemporaneo che ho scritto qualche mese fa, che sottoporrò quando pronto. Sono ipercritica con il mio lavoro, su questo non c’è dubbio.

– Eccomi di nuovo a voi! Grazie Patrizia, l’intervista mi è piaciuta moltissimo. Siamo praticamente sulla stessa lunghezza d’onda su tutto, viva l’amore e l’amicizia!  A proposito, ho già telefonato alla pasticceria più vicina per la cioccolata calda. Con la panna montata va bene lo stesso?

Nel ringraziarvi tutti per la consueta attenzione, vi ricordo che, oltre ai miei tre romanzi, è possibile scaricare gratis dal mio sito web la prima metà del mio romanzo d’esordio storico-sentimentale “Doric Hotel”.

Buona lettura e ciao a tutti!

Luisa Mazzocchi

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